Ebbene si, quest’anno sono 38 anni consecutivi che fotografo L’Aquila Rugby, visto che il rapporto fotografico con il rugby è iniziato nel 1980, quattro anni prima di quello con i matrimoni. Certo il rugby è cambiato da allora, il professionismo ha compiuto una specie di rivoluzione, a mio parere negativa per L’Aquila e anche la mia fotografia è cambiata in questi anni. Fino allo scudetto del 1994 ho cercato il MITO e l’EROE tra i giocatori, evidentemente perché non lo avevo vicino a me. La ricerca del MITO e dell’EROE mi ha portato a “inventare” una nuova fotografia di rugby: meno tecnica e più intimista (parole di Massimo Mascioletti). Dalla finale scudetto del 2000 la mia fotografia è cambiata, forse perché ho capito che il mito e l’eroe non esistono, ma esistono soltanto Uomini, alcuni grandi e altri meno. Uomini con cui ho condiviso e continuo a condividere parte della mia vita. Domenica scorsa, durante la partita che L’Aquila Rugby Club ha giocato contro il Benevento (le foto si riferiscono a questa partita), ho provato uno strano brivido: di orgoglio e rispetto, nei confronti di questi ragazzi così apparentemente fragili eppure così forti.
Domenica scorsa ho capito che non è questione di miti ed eroi, ma di coraggio, rispetto e determinazione. Domenica scorsa ho capito che la mia fotografia di rugby non tornerà ai vecchi “fasti”tornerà mai più, perché la mia ricerca di ciò che non esiste è ormai terminata.
Domenica scorsa ho avuto la certezza che la “missione” è quella di calpestare ancora, finché mi verrà concesso, l’erba dello stadio “Tommaso Fattori”, per… 39…40…41…anni………..